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World-Check: tutti schedati dal “Grande Fratello”

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World-Check

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Più volte abbiamo affrontato il tema della privacy e di come spesso cediamo informazioni personali in maniera leggera, senza renderci conto che nel World Wide Web siamo diventati semplicemente identità utili ad una profilazione commerciale e politica.

Nonostante l’accortezza di alcuni, esistono realtà così affamate di dati che difficilmente si può riuscire a sfuggirgli.

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Che cos’è World-Check

Se la fantasia espressa da George Orwell sul “Grande Fratello” potesse materializzarsi, con tutta probabilità lo farebbe in World-Check, una gigantesca banca dati appartenente a Thomson-Reuters (società operante nel settore del risk-management) che dal 2003 raccoglie informazioni su milioni di persone – basandosi su notizie pubblicate online da tribunali, questure, dipartimenti di pubblica sicurezza, siti governativi e via dicendo – al fine di calcolare quanto un individuo sia “rischioso” da un punto di vista economico e/o sociale: ogni volta che una persona viene messa in correlazione ad un reato qualunque, gli investigatori privati di World-Check la schedano aggiornando il proprio database.

Dal riciclaggio al narcotraffico, dalla corruzione al terrorismo, i dati raccolti (ed aggregati) diventano merce per chi ha necessità di conoscere l’affidabilità di un individuo. Per farci un’idea tutto ciò dobbiamo immaginarci qualcosa come un hard disk con con centinaia di migliaia di folders – ciascuno corrispondente ad una persona – in cui si trovino informazioni non più reperibili altrove (magari perché altri database sono stati aggiornati in accordo alle stringenti normative UE): profili altamente strutturati con la sola finalità (dichiarata) della prevenzione del rischio.

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Un business milionario

Il dubbio sorge spontaneo: non è che qualcuno vorrà poi monetizzare tali informazioni? Con tutta probabilità, sì: sembra che World-Check venda i propri servizi (si vociferano cifre a 6 zeri) ad agenzie governative e a organi di polizia, ad agenzie di intelligence e a molte delle più grandi banche mondiali.

Pensiamo a quali criteri segue un istituto di credito per concedere un mutuo o un prestito: su che basi viene valutata l’affidabilità del richiedente? Non avendo altri strumenti a disposizione, il più delle volte l’analisi viene effettuata proprio su archivi segreti come World-Check…

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Si tratta dunque esclusivamente di “criminali” incalliti?

Uno dei problemi principali è che nonostante la voracità nel raccogliere informazioni utili ad avere profili sempre aggiornati, World-Check non pare altrettanto attenta se si tratta di risistemare una “scheda personale” quando una presunta responsabilità sia stata esclusa: rimane insomma ad iniziativa del soggetto privato il chiedere un update “positivo”.

Non sempre se si finisce nelle maglie di World-Check si è “criminali”, insomma: come si può escludere la drammatica possibilità che le informazioni recepite siano, ad esempio, false?

Diritto all’oblio… bye bye!

Per quanto tempo, in ultimo, le informazioni raccolte verranno conservate? Questo non è dato saperlo: non traspare infatti da parte della proprietà alcun interesse per il diritto all’oblio (di cui abbiamo già parlato in un recente articolo) che molti tribunali hanno invece stabilito sia inalienabile.

Nell’era della Privacy, in cui si moltiplicano gli interventi per tutelare il diritto di ciascuno di veder preservata la propria intimità, gli strumenti corrono più veloci della giurisprudenza e mettono in discussione principi che la raggiunta maturità sociale ha dichiarato sacrosanti.

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La nostra legge sulla privacy è all’avanguardia (richiede infatti di informare l’interessato ogni qualvolta si trattino i suoi dati garantendogli il diritto all’accesso e la cancellazione, e occorre persino l’autorizzazione del singolo in caso di dati sensibili o di trasferimento all’estero), ma tale ferrea regolamentazione non ha alcun senso quando si tratta di “contrastare” server che sono collocati in zone “franche” che si sottraggono alle direttive europee (pur potendo però estendere il proprio campo d’azione anche all’interno della UE).

L’obiettivo del legislatore dovrà insomma essere un accordo globale condiviso da tutti. A breve, perché il database di World-Check cresce – giorno dopo giorno – e ad oggi contiene già i nomi di oltre 90.000 italiani…

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© Senex 2017 – Riproduzione riservata


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    World-Check è una gigantesca banca dati che dal 2003 raccoglie informazioni su milioni di persone basandosi su notizie pubblicate da tribunali e questure.
    1. ilaria c.

      Impressionante, ho letto che hanno schedato anche papa Francesco!!!

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