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Come diventare docenti di ruolo (2022)
In data 21 aprile 2022 il Consiglio dei Ministri ha deliberato le nuove regole relative alla formazione e al reclutamento dei docenti della scuola secondaria di I e II grado, in accordo a quanto previsto dal PNRR: secondo le intenzioni del Legislatore, nel prossimo triennio tale riforma garantirà una cattedra a 70.000 nuovi insegnanti, ma nonostante ciò l’opposizione dei sindacati è stata netta.
Proviamo a capire perché…
Formazione iniziale e abilitazione
La prima grande novità è che viene data maggiore importanza alla formazione iniziale degli insegnanti delle scuole medie e superiori, perché al posto degli attuali 24 crediti formativi universitari nelle discipline psicopedagogiche e didattiche è previsto un iter più “robusto” corrispondente ad almeno 60 CFU (comprensivi di tirocinio e una di prova finale abilitante in cui verranno testate – tramite una lezione simulata – sia la capacità di insegnare che le conoscenze disciplinari).
L’acquisizione di tali crediti sarà possibile sia al termine che durante il percorso di laurea triennale, ma l’accesso ai corsi abilitanti potrebbe non essere aperto a tutti (si pensa ad una specie di “numero chiuso” basato su una programmazione triennale del fabbisogno di docenti per ogni cdc, onde evitare di produrre abilitati che il sistema non sarebbe in grado di assorbire).
Fase transitoria e modalità concorsuali
Fino al 2024 vi sarà una fase cosiddetta “transitoria”, perché chi vuole insegnare potrà accedere al concorso con solo 30 crediti universitari (per i precari con almeno 3 anni di servizio nella scuola statale è invece previsto l’accesso diretto alle prove concorsuali).
Si prevedono concorsi con cadenza annuale, i cui vincitori saranno assunti in prova: il tutto si concluderà con un test finale valutato dal DS con il supporto del “comitato di valutazione” interno alla scuola. Qualora la prova non venisse superata si potrà ritentare una sola volta ancora.
La formazione continua (volontaria e obbligatoria)
Un’altra importante novità è quella relativa all’introduzione di una formazione obbligatoria per tutti su competenze digitali e uso responsabile degli strumenti digitali (da svolgersi in orario lavorativo) e di una volontaria di durata triennale svolta in orario diverso (questa potrà essere retribuita se produrrà un ampliamento dell’offerta formativa).
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Tali percorsi – definiti da una Scuola di Alta Formazione che si occuperà di stabilire le linee di indirizzo e verificare la bontà degli insegnamenti erogati – daranno infine diritto ad un incentivo economico stabilito in sede di contrattazione sindacale e finanziato attraverso un fondo apposito: qualcosa d’altro rispetto ai classici “scatti d’anzianità” cui siamo sempre stati abituati.
Buone nuove per i precari della scuola? Lasciamo a ciascuno di voi l’ardua sentenza…
SENEX
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