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La questione è nota: latte e derivati talvolta (o forse dovremmo dire spesso) negli adulti comportano problemi di digestione. Ma come mai l’intolleranza al lattosio risulta tanto diffusa? Esistono delle soluzioni percorribili o l’unica opzione resta quella della rinuncia?
Intolleranza al lattosio: perché si presenta
L’intolleranza al lattosio si presenta perché la maggior parte di noi con la crescita “perde” la capacità di produrre un enzima chiamato lattasi, e con esso la capacità di digerire il lattosio, ossia il principale zucchero presente nel latte (non solo vaccino, anche caprino).
Courtesy of mdjaff (freepik.com)
La lattasi svolge insomma l’importante funzione di scindere il lattosio in due zuccheri più “semplici” – glucosio e galattosio – che il nostro metabolismo è invece capace di assimilare senza particolari difficoltà.
Problematiche correlate all’intolleranza
Vi basterà chiedere a chi ne soffre più o meno intensamente per capire che l’intolleranza al lattosio non è qualcosa di particolarmente piacevole: nel caso si sia affetti da tale patologia i disturbi che si verificano più comunemente sono:
- crampi addominali (anche molto intensi) 😖
- gonfiore e/o flatulenza 🥴
- diarrea o stipsi 😵
Ciò accade perché mancando l’enzima il lattosio non digerito si ferma nell’intestino, dove viene fermentato dalla flora batterica (con conseguente formazione di gas…).
ATTENZIONE!!!
Vi è una netta differenza fra intolleranza e allergia: la persona allergica (al latte o a qualsiasi altri alimento) deve completamente eliminare “il colpevole”, prestando molta attenzione anche alla contaminazione di pentole, posate, bicchieri e di eventuale altro cibo che sia venuto a contatto.
L’intollerante può invece, più semplicemente, ridurne il consumo.
Soluzioni valide per gli intolleranti al lattosio
Come dicevamo un attimo fa, quando si scopre di essere intolleranti al lattosio è buona norma che se ne limiti il consumo: si consideri che esso è presente in gran quantità – ça va sans dire – nel latte, ma anche nel burro, nei formaggi freschi e nella panna. Queste categorie vanno certamente evitate, per quanto possibile.
Discorso diverso vale invece per lo yogurt (i fermenti lattici “digeriscono” essi stessi il “nemico”) e i formaggi stagionati – quali ad esempio Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorino – perché con l’invecchiamento la quantità di lattosio si approssima allo zero.
Coloro che non riuscissero proprio a rinunciare al latte e ai suoi derivati vengono possono fare conto almeno su due valide soluzioni:
- il consumo di prodotti (latte e burro in primis) de-lattosati, nei quali il lattosio è già stato scisso in glucosio e galattosio, facilitando in tal modo il lavoro della digestione.
- l’utilizzo di compresse – prima o persino durante il pasto – in grado integrare le carenze dell’organismo in fatto di lattasi.
Alcune di queste compresse si trovano in vendita nello store di Amazon: purtroppo ci siamo trovati a doverle “testare” personalmente, ma la circostanza ci permette almeno di assicurarvi che funzionano molto bene… 😅
Il latte… è per sempre!
Citando il famoso refrain pubblicitario, concludiamo dicendo dunque che oggi esistono diversi modi per “sopravvivere” qualora ci si scoprisse intolleranti al lattosio, senza troppo badare a tutti quelli che sostengono il latte sia un alimento destinato solo alla crescita e non debba far parte del regime alimentare di un adulto… 😉
Courtesy of wayhomestudio (freepik.com)
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